Dall’albero al mobile: come la stuttura del legno rimane visibile sul mobile lucidato.
Spesso a noi professionisti alcuni aspetti del nostro lavoro sembrano un poco scontati. Per tanti allievi e allieve che si avvicinano al mondo del restauro del mobile e delle falegnameria invece non lo sono affatto.
Alcuni di questi aspetti sono i passaggi che avvengono nella trasformazione del legno, partendo dall’albero per arrivare al mobile finito. In questo articolo parleremo di alberi, tavole, stagionatura del legno, durame, alburno, poro e lucidatura a gommalacca e scopriremo come tutto è intrinsecamente legato.
Partiamo dall’albero che viene abbattuto per ricavarne il legno:
In questo disegno vedi un albero e alcune parti che lo compongono. Nella parte centrale del tronco il legno è più scuro e duro e si chiama durame, mentre nella parte più esterna, vicino alla corteccia, è più morbido e chiaro e si chiama alburno. Dopo l’abbattimento dell’albero le radici e i rami vengono eliminati.
Il tronco invece, viene tagliato in tavole che sono poste a stagionare all’aperto. Il tempo di stagionatura delle tavole è legato al loro spessore, in genere calcoliamo un anno per ogni centimentro di spessore.
Ecco come si presentano le tavole in falegnameria, come vedi ci sono vari legni con colori, misure e spessori diversi. Le tavole possono essere di prima o seconda scelta, la scelta del legno dipende da molti fattori come ad esempio la presenza o meno di difetti come nodi, fessure ecc.
Questo è il particolare di una tavola di noce canaletto, un noce americano molto di moda adesso. Vediamo bene la parte più scura di durame al centro e l’alburno più chiaro vicino alla corteccia.
Quando il durame è molto più scuro dell’ alburno diciamo che il legno è molto “differenziato”. Nel 700 spesso i mobili erano costruitii con il solo durame perchè molto più duro e stabile dell’alburno.
La differenza di colore tra alburno e durame la ritroviamo poi sulla superficie dei mobili. Nota il fianco di questo cassettone Restaurazione dove alburno e durame si alternano “disegnando” la superficie.
Sulla superficie dei mobili non ritroviamo solamente i colori del legno ma anche i segni della sua struttura fisica. La struttura del legno è formata dalle cellule cave che si dispongono una sull’altra per formare i vasi che consentono all’acqua e alle sostanze nutritive di arrivare dalle radici alle foglie.
Questi vasi vengono tagliati durante la lavorazione del legno e rimangono visibili sulla sua superficie. Noi li chiamiamo “pori”, ogni legno ha una caratteristica forma e grandezza di poro, ad esempio il rovere ha un poro molto grande e allungato mentre il ciliegio ha un poro molto piccolo e tondo. Qui sopra vedi il poro del noce: sono come dei trattini, guarda anche la foto sotto.
Nella lucidatura del mobile riempiamo con la gommalacca il poro per consentire alla luce di penetrare in profondità nel legno e metterne in evidenza le venature, marezzature, radiche, ecc. Qui trovi un approfondimento sulla lucidatura a gommalacca.
Il mobile si presenta lucido e non opaco proprio perchè la gommalacca che abbiamo messo nel poro con la lucidatura consente alla luce di essere riflessa. Qui sopra vedi un cassettone Biedermeier la cui lucidatura a gommalacca mette in evidenza la bellezza della lastronatura di noce. Qui trovi un approfondimento sulla lastronatura.
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Il maestro Carlo
Le immagini sono tratte dai Corsi Online di Mestieri in corso, tranne le tavole a stagionare e la struttura del legno.