Come usare l’olio di lino cotto è una domanda che ricevo di frequente durante i miei corsi dal vivo di restauro e falegnameria. L’uso degli oli come finitura del legno è tornata di gran moda soprattutto per chi preferisce le finiture naturali. L’ olio consente di ottenere una superficie opaca e questo oggi incontra il gusto delle persone.
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La finitura a olio delle superfici di legno è una tecnica molto antica. Si tratta di una finitura che protegge il legno e che non forma un film sulla superficie consentendo così al legno di “respirare” e muoversi. Come sai infatti il legno assorbe dall’ambiente umidità e la rilascia allargandosi e restringendosi in continuazione.
Gli oli usati per la finitura del legno sono: l’olio paglierino di cui abbiamo già parlato in questo articolo, l’olio di lino cotto e l’olio danese comunemente chiamato Danish Oil. Qui sopra vedi il colore dell’olio di lino cotto.
L’olio di lino crudo
L’olio di lino è un olio vegetale estratto per spremitura dai semi di lino. Si ottiene così l’olio di lino crudo. Si tratta di un olio usato anche in belle arti come medium per i pigmenti. Usato sul legno penetra molto in profondità e che ha tempi di asciugatura molto lunghi. Per questo preferiamo usare l’olio di lino cotto.
L’olio di lino cotto
L’olio di lino viene riscaldato (cotto) e gli vengono aggiunti dei metalli che lo rendono siccativo. Significa che l’olio polimerizza, asciuga più velocemente e forma sulla superficie del legno una finitura più resistente. L’olio di lino cotto è stato usato da sempre, unito ad una resina e a un diluente, anche per preparare vernici. Queste vernici sono chiamate oleoresinose.
La finitura con olio di lino cotto non la usiamo sui mobili antichi sui quali preferiamo eseguire una lucidatura a gommalacca oppure a cera. Qui trovi un articolo di approfondimento sulla lucidatura a gommalacca e qui un articolo sulla finitura a cera.
Usiamo l’olio di lino cotto per una finitura naturale su manufatti lignei che vanno in esterno come scale, porte e portoni oppure in interno come travi, soffitti in legno e mobili moderni di design o di gusto industriale.
Dopo aver preparato il legno con una opportuna carteggiatura diluisci l’olio con essenza di trementina o limonene in rapporto 1:1. Stendi l’olio con una pennellessa impregnando il legno e lo lasci assorbire. Non tutti i legni assorbono allo stesso modo, togli l’eventuale eccesso con uno straccio. Lascia asciugare 48 ore.
Passa una paglietta sintetica sulla superficie per renderla liscia e ripeti l’operazione, in genere passiamo due o tre mani. Si tratta di una finitura semplice ma che richiede poi nel tempo manutenzione, soprattutto per i manufatti esposti all’esterno. Era buona pratica una volta infatti ogni primavera “riprendere” le superfici passando una mano di olio di lino cotto per “ridare vita” alla finitura.
Questa idea della manutenzione delle superfici di legno è stata abbandonata con l’invenzione delle vernici sintetiche. Vernici che dovevano durare per sempre. Come sappiamo però non è stato così, le vernici sintetiche che formano film sulla superficie col tempo si rompono e si sfogliano. Ecco perchè c’è questo ritorno agli oli naturali e agli impregnanti. Qui leggi un approfondimento sugli impregnanti sintetici e perchè non li uso sui mobili antichi.
Nell’immagine vedi la differenza tra un legno trattato con olio di lino cotto e uno con gommalacca a pennello. L’olio ha colorato di più il legno e la supertficie è più opaca rispetto a quella trattata a gommalacca. Nel prossimo articolo parleremo del Danish Oil e delle vernici oleoresinose.
Se anche tu ami il restauro, la falegnameria e le finiture naturali del legno vieni ai corsi dal vivo che tengo in laboratorio a Milano o segui uno dei miei corsi online dove trovi anche il mio video corso “La lucidatura a gommalacca”. Se invece sei alle prime armi scopri i segreti del restauro con il Prontuario del restauratore.
Il maestro Carlo