L’uso della colla a caldo. Una volta al mese io e gli studenti-apprendisti dell’Accademia del restauro ci troviamo per una teleconferenza in diretta. Domande e risposte si susseguono in diretta sugli argomenti che più ci appassionano: il restauro e l’antiquariato.
Nell’ultima teleconferenza Vitaliano mi chiede:
é meglio la colla a caldo o vinilica? E quando si usano?
Innanzitutto facciamo chiarezza su queste due colle e cominciamo parlando della colla più antica: la colla a caldo.
La colla a caldo è una colla usata fin dall’antichità. Appartiene alla famiglia delle colle naturali, insieme alla colla di coniglio e alla colla di caseina. Derivata dalle ossa e dai cascami di animali la colla a caldo sfrutta le proprietà del collagene contenuto in essi.
Si presenta sotto forma di perline dal caratteristico colore ambrato e si prepara sciogliendola in acqua calda a bagnomaria nel tradizionale pentolino in ghisa, dopo averla lasciata macerare in acqua per una notte. E’ chiamata in molti modi a seconda della regione: colla garavella, colla d’ossa o colla cervione sono gli appellativi più conosciuti.
La colla a caldo se usata correttamente è una colla molto valida che, per le sue caratteristiche di reversibilità, è indispensabile nel restauro filologico dei mobili antichi e di valore. Oltre che per incollaggi viene usata nella preparazione di stucchi di gesso.
Io la uso, molto diluita, anche nel nel consolidamento di schiene o fondi di mobili molto antichi con ottimi risultati. Preparo anche uno stucco di colla a caldo e polvere di legno per ricostruzioni e riempimenti importanti.
Parleremo prossimamente della colla vinilica…
Le immagini sono tratte da una lezione dell’Accademia del restauro sulla preparazione della colla a caldo e la verifica della sua densità, fattore importante per ottimi incollaggi.
Nel Prontuario del Restauratore è descritto passo dopo passo tutte le ricette e segreti di un corretto restauro del mobile antico.
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