Spesso i miei studenti che partecipano ai corsi di restauro dal vivo a Milano mi chiedono la differenza tra piallaccio e lastrone. Come sai l’arte di rivestire i mobili con fogli di legni pregiati è molto antica e anticamente i fogli di legno erano ottenuti a mano.
Ecco come si fa:
Con la rivoluzione industriale e l’introduzione delle macchine mosse dalla forza dell’acqua e poi dal vapore la lavorazione del legno è molto migliorata. Queste macchine hanno consentito di tagliare i tronchi in fogli sempre più sottili fino a raggiungere lo spessore attuale di 5 decimi.
Ecco, la differenza tra lastrone e piallaccio. E’ proprio lo spessore del foglio di legno. 5/6 decimi per il piallaccio e almeno due millimetri per il lastrone. I lastroni più antichi tagliati a mano raggiungevano anche i 5/6 millimetri.
Esiste anche una misura intermedia che in bottega chiamiamo “lastroncino” il cui lo spessore è di 1 mm. o poco più. Lo troviamo spesso nei tagli di legni esotici quali il legno rosa o il palissandro. Questo “lastroncino” lo vediamo anche sui mobili di epoca neoclassica, un’epoca di transizione tra il 700 e l’800.
Annuncio pubblicitario della ditta Ducci pubblicato sul “Giornale del commercio” di Firenze il 14 aprile 1841 che testimonia la presenza in Italia di macchine per la lavorazione industriale del legno. Immagine tratta da “Il bello ritrovato” edito da De Agostini.
Durante i miei corsi dal vivo gli studenti imparano a distinguere un piallaccio da un lastrone. Contemporaneamente imparano a riconoscere le varie essenze con cui venivano costruiti i mobili. Lucidando a tampone la tavoletta che ho preparato per loro infatti toccano con mano il colore, la tessitura e il poro dei vari legni e ne valutano lo spessore. Un’occasione più unica che rara.
Lavorare in una vera bottega di restauro di fianco al Maestro consente di imparare facendo come nelle antiche botteghe rinascimentali. Scopri i segreti del restauro con i corsi dal vivo oppure con i corsi online.
Il maestro Carlo