Come colorare la vernice di gommalacca per il legno è una delle domande che mi pongono i miei allievi dei corsi di restauro dal vivo oppure online. Trattandosi di restauro di mobili antichi la vernice di cui parliamo è la vernice di gommalacca. Si tratta di una vernice alcolica molto semplice da realizzare. Possiamo colorare la vernice di gommalacca con coloranti naturali o con coloranti di sintesi. Colorare la vernice non serve, nel restauro, a colorare i mobili ma serve a correggerne il colore nella fare di verniciatura o lucidatura. Ma vediamo insieme passo dopo passo.
La vernice di gommalacca
La vernice che usiamo per lucidare i mobili antichi è la vernice di gommalacca. Si tratta di una vernice alcoolica con una composizione molto semplice. La ricetta che io consiglio per la preparazione della vernice di gommalacca è di 200 grammi di gommalacca in scaglie sciolta in un litro di alcool etilico denaturato a 99,9°. La gommalacca è una resina naturale di origine animale. Qui puoi vedere un video interessante sull’allevamento dell’insetto che la produce. In un contenitore metti la gommalacca e la ricopri con l’alcool, lascia riposare 24 ore e la vernice sarà pronta.
La lucidatura a tampone
La vernice di gommalacca ha una struttura così semplice che non si può usare a pennello. Non si può cioè ottenere una verniciatura di qualità usando solo il pennello, ma bisogna usare il tampone. La lucidatura a tampone è piuttosto articolata e te la spiego passo dopo passo in questo articolo. Se durante la lucidatura ti rendi conto che il mobile non ha il colore desiderato puoi correggerlo utilizzando un colorante. Attenzione! Non stiamo colorando il mobile stiamo solo correggendo il colore! Questo significa che sono possibili solo piccoli ritocchi per “scaldare” o per adeguare il colore. Ad esempio se stiamo lucidando uno scrittoio e dobbiamo adeguare il suo colore a quello di una seggionina possiamo farlo colorando la vernice.
Quali colori naturali usare
Per colorare la vernice di gommalacca io uso coloranti naturali o artificiali. I coloranti artificiali sono le aniline all’alcool. I coloranti naturali sono tutte le sostanze naturali solubili in alcool come lo zafferano, la curcuma e il sangue di drago. Lo zafferano e la curcuma donano alla vernice un bel colore giallo e li usiamo quando vogliamo accentuare questo colore sui mobili. Possiamo usarlo ad esempio sui mobili Biedermeier o Carlo X. Il sangue di drago lo usiamo come colorante rosso e lo usiamo quando vogliamo “scaldare” il colore di un mobile. Quando vogliamo cioè dare al mobile il tipico colore caldo e ossidato dei mobili antichi.
Il sangue di drago
Il sangue di drago è una resina naturale rossa di origine vegetale che si ottiene da alcune specie vegetali come la Dracaena. Il suo nome scientifico è Croton Lechleri. Il sangue di drago si trova in commercio in polvere o granuli o piccole sfere. Usato fin dall’antichità per le sue note proprietà curative e magiche questa resina contina ad essere usata nella produzione di prodotti per la cosmesi oppure nella formulazione di vernici per la liuteria. Noi usiamo questa resina sciolta nella vernice di gommalacca per colorarla di un bel tono di rosso. Usiamo questa vernice quando i mobili hanno un colore troppo chiaro e “freddo”. Non esiste una ricetta sulle quantità di resina da usare. Maciniamo la resina e la aggiungiamo alla vernice finchè non otteniamo il colore desiderato. Ti ricordo che le variazioni di colore nella lucidatura a tampone si ottengono per “velature” successive, passata dopo passata.
Se ti piace la lucidatura a tampone e vuoi imparare velocemente ti consiglio il corso base di restauro. Se invece hai già lucidato alcuni mobili e non sei soddisfatto, vorresti frequentare un corso di lucidatura ma nel fine settimana sei occupato potresti frequentare un corso personalizzato di lucidatura.
Se non puoi frequentare i corsi dal vivo guarda la presentazione del corso di lucidatura a gommalacca in formato DVD
Il maestro Carlo
La prima immagine è dell’account Istagram della British Library, le seconda è di Casa d’aste Pandolfini e la terza di Arte del restauro