Il primo dei fattori determinanti per la riuscita di una buona lucidatura a tampone è l’ambiente in cui si lavora.
Spesso il restauratore si trova a lucidare nello stesso ambiente in cui si trovano le macchine utensili per la lavorazione del legno. Io ho separato nettamente queste due fasi della lavorazione di un mobile, ed ho separato anche gli ambienti: riesco così ad avere un ambiente pulito in cui lucidare. La polvere, infatti, è il nemico numero uno del bravo lucidatore e, facendo corpo unico con la vernice, rovina irreparabilmente il risultato finale. Se non puoi dividere gli ambienti, e spesso questo non è possibile, pulisci accuratamente, aspirando, non solo il mobile che devi lucidare, ma tutto l’ambiente. Questo della pulizia è un punto su cui insisto molto per una buona riuscita del lavoro. Al mattino, quando arrivo in bottega, prima di iniziare a lavorare pulisco accuratamente il mobile ed il pavimento dove lavoro, questo mi serve anche come momento di riflessione sul lavoro che dovrò affrontare nella giornata. Mi aiuta a concentrarmi sulle soluzioni e non sui problemi. Ecco, imparare a concentrarsi sul lavoro mi sembra proprio il primo passo verso la riuscita di una buona lucidatura.
Nell’immagine un mobile neoclassico in fase di lucidatura nel mio laboratorio di lucidatura, l’assenza di polvere nell’ambiente è fondamentale per la riuscita di una lucidatura perfetta. Nota alle spalle del lucidatore, in questo caso Chiara, la mia valida assistente, tutte le resine e le cere che andranno a comporre vernici ed encaustici di cui avremo modo di parlare prossimamente.