Voglio tornare su alcuni aspetti della lucidatura a tampone. Visto il calore che anima una discussione sul forum del restauro che anch’io seguo regolarmente,
Queste discussioni “fra esperti” rischiano di aumentare la confusione per chi, alle prime armi, si avvicina al mondo del restauro ed in particolare alla lucidatura a tampone. La prima riflessione è che non esiste un modo di lucidare a tampone. Essendo il nostro lavoro un arte e non una scienza c’è margine per l’inventiva, l’esperienza, gli errori ed i ripensamenti. Il mio amico Filippo ha, per anni, usato l’olio di vasellina nella lucidatura, è poi passato all’olio paglierino e si trova meglio. Sbagliava prima? No! Ha solo trovato un modo di migliorare il suo standard di lavoro, ottenendo migliori risultati con minore fatica.
Questo preambolo mi serve per chiarire alcuni passaggi fondamentali nel mio modo di lucidare a tampone. Frutto di oltre vent’anni di esperienza, prima nelle botteghe dei miei maestri, poi da solo nel confronto quotidiano con un mestiere fatto di sfide, di vittorie e di sconfitte che servono per crescere.
Tanti sono i fattori che concorrono ad una buona lucidatura a tampone:
- l’ambiente in cui si lucida
- la preparazione del fondo da lucidare
- il colore e la sua corretta stesura
- la preparazione della vernice e del tampone
- l’oliatura e la pomiciatura
- la lucidatura vera e propria
- la patinatura
- la brillantatura
Nel Prontuario del Restauratore è descritto passo dopo passo tutte le ricette e segreti di un corretto restauro del mobile antico.
Segue tutto il percorso di restauro di mobili antichi con i corsi online l’Accademia del restauro e il Master in Restauro e Antiquariato.