Spesso, quando si parla di restauro e antiquariato si parla di falegnameria e ebanisteria. Per ebanisteria si intendono tutte quelle attività che hanno a che fare con la lavorazione del legno ad un livello che spesso sfiora la produzione artistica: intarsio, intaglio e costruzione di manufatti in legno di pregio. Esiste però un livello considerato più “basso”: la falegnameria. Ho un grande rispetto per gli artigiani falegnami, lavorare il legno e lavorarlo bene non è da tutti, soprattutto non è un’attività meno nobile del restauro.
Divido sempre il restauro di un mobile in varie fasi, una di queste è la falegnameria, intesa come la riparazione del mobile nelle sue parti danneggiate. Operazione da eseguire con grande cura, nel rispetto del mobile, dell’epoca della costruzione ecc.
Purtroppo non sempre l’approccio del falegname è quello giusto. Sempre più di frequente mi trovo a restaurare mobili già restaurati, magari una ventina di anni fa, da sedicenti restauratori, in realtà cattivi falegnami riciclati.
Guarda cosa mi è capitato di recente!
Ho portato in bottega un bel tavolo da cucina dell’Ottocento, in noce, con il piano imbarcato da raddrizzare. Sembrava un restauro nella norma senza particolari problemi.
Ecco la sorpresa che ho trovato quando ho girato il tavolo! Nel tentativo, non riuscito, di raddrizzare il piano, un falegname, in un precedente restauro ha applicato dei pannelli di truciolare sotto il piano stesso, senza ottenere risultati apprezzabili ma rovinando il mobile.
Questo tipo di materiale, infatti, non solo non è coerente con essenze ed epoca del mobile ma non essendo un materiale resistente per sua natura ha semplicemente seguito l’imbarcatura del piano. Successivamente il piano stesso è stato semplicemente avvitato alla base. La fascia che sopporta il peso dei cassetti con le posate, non essendo più incollata al coperchio ha ceduto, imbarcandosi.
Seguiremo questo tavolo nel suo percorso di recupero che comporterà l’eliminazione del materiale non congruo e, dopo aver raddrizzato il piano con una pressa a caldo, incollerò il piano alla base, dopo averla rinforzata con dei traversi di noce. Seguirà antitarlo, sverniciatura, per eliminare la vernice sintetica con cui è stato verniciato, lucidatura a gommalacca e patinatura finale con encaustico.
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Il Maestro Carlo Ferrari