Vecchi mobili italiani di W.Terni De Gregory: il tirocinio

“Vecchi mobili Italiani” scritto dalla Contessa Terni, inglese di origine ma cremasca di adozione non solo approfondisce, forse per la prima volta, in modo critico la storia del mobile ma dispensa tanti saggi consigli soprattutto a chi si avvicina al mobile antico per la prima volta. E’ uno dei miei libri preferiti, anche per le forma gentile delle scrittura che fa subito  pensare ad una nobildonna  dell’800. Il libro non  non viene più ristampato da molti anni e ho deciso di proporti alcuni brani tratti dal libro.

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Ecco per te alcuni brani tratti dal primo capitolo:

Il tirocinio dell’amatore

La conoscenza anche superficiale delle cose antiche non si acquista rapidamente: chi vuole occuparsene con una certa competenza deve armarsi di pazienza, ed accettare con filosofia alcuni immancabili disappunti e delusioni. La lettura dei vari libri sul  modo di conoscere gli stili è utile, ma non basta, come imparai a mie spese quando, armata di molta erudizione teorica, tentai per la prima volta la “caccia alle antichità” in campagna. Il «cacciatore” in provincia non avrà da temere il grosso imbroglio, il bellissimo ed accurato “falso” che in alcuni eleganti negozi delle grandi città attende il miliardario ingenuo, ma avrà da fare con la furberia del rigattiere locale e del falegname di paese, i quali trovano molto redditizio un poco di commercio antiquario ed imparano presto a riparare e ritoccare roba vecchia, utilizzando avanzi di mobili démoliti ovvero caduti in pezzi per vetustà.

Tavolini e sgabelli vengono messi insieme con delle gambe di antiche e defunte sedie ed un pezzo d’asse di vecchio noce. Sedie in stile “Luigi XV”  fabbricate circa ottant’anni or sono, vengono martellate, sporcate ed oleate per invecchiarle, mentre grandi cassoni, credenze e cassettoni autentici vengono tagliati e ridotti in modo da formare i ricercatissimi cassettoncini, cassette e credenzette. Una “riduzione” molto comune è quella praticata sugli inginocchiatoi del tipo chiuso, ossia ad armadietto, ai quali vien tolto il gradino onde poterli adoperare in salotto quale piccolo bar ovvero per tener dischi, libri, musica o fotografie…

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Le truffe…

I pezzi ridotti trovano molti compratori e, se venduti per quello che sono a prezzo onesto, non sono da disprezzare, ma la situazione cambia quando l’artefice garantisce la loro completa integrità e diventa una truffa quando – come talvolta accade egli li “piazza” nella casa di qualche compiacente amico, disposto a giurare di averli creditati dal suo trisnonno.L’evidente ed autentica ignoranza dei venditori campagnoli si risolve in un tranello per l’amatore che non sospetta nei buoni villici tanta capacità d’ingannare e, felice della cosa offerta a prezzo modesto, non la guarda troppo da vicino, salvo a soffrire un amaro disappunto quando s’accorge di aver comprato per autentico ed integro un mobile ridotto o rifatto.

Così capitò a me la prima volta. Comperai un antico tavolo da un rigattiere di villaggio. Era un lungo tavolo seicentesco a sostegni frastagliati, tarlato e nero, che l’ometto mellifluo teneva con molte altre “autentiche” antichità in una rimessa oscura. Ma quando mi fu portato a casa e lo vidi alla luce del giorno, vaghi dubbi m’assalirono. Ogni parte del mobile era palesemente antico, eppure c’era qualcosa d’indefinito che stonava ma che non riuscivo a comprendere. Per quanto mi dispiacesse confessare questo, pur dovetti vincere l’amor proprio e chiedere il parere di un conoscente amatore di lunga esperienza. Egli mi dimostrò che il piano del tavolo era un coperchio di antica cassa, e che i sostegni erano stati recentemente tagliati in un’antica asse di noce, cosa evidente (per lui!) dalle tarlature dirette in senso contrario a quello naturale

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Per diventare conoscitori bisogna vedere…

Occorre anche ricordarsi che vi sono artigiani che si occupano di manipolare ed “arricchire” mobili autentici, ma semplici, con intagli, intarsi e radicature. Questi mezzi-falsi sono i più convincenti e talvolta solo qualche piccolo errore od anacronismo tradisce il trucco, per esempio la radicatura troppo sottile, gli intagli ruvidi al tocco, il disegno di gusti o degli intarsi non perfettamente in accodo con l’epoca suggerita della linea del mobile. Anche la sporcizia che sembra indizio di antichità, non lo è sempre! Il falsario da strapazzo ama molto la “patina falsa” e ne impiastriccia i mobili dentro e fuori. Effettivamente riesce ad imitare abbastanza bene, e soprattutto nell’interno dei cassetti, la tinta grigiastra dovuta alla polvere secolare. Consiglio di fregare il legno con un fazzoletto inumidito che la “patina falsa” macchierà d’una tinta un poco diversa dall’onesta sporchizia!

Questi infortuni, seppure sgradevoli, sono utili per svegliare il senso critico e non devono dissuadere l’amatore dal tentare altre avventure. Per diventare conoscitori bisogna vedere, comperare e tener in casa molti oggetti; una cosa vista tutti i giorni ed in tutte le luci c’insegna assai di più sulla linea, lo stile, la patina, di cento oggetti visti in musei o negozi. Ma nei primi tempi del suo tirocinio il neo-amatore comprerà certamente molte cose che alla vista e forse anche al tatto sembrano antiche e non sono che vecchie (poiché talvolta cinquant’anni bastano per dare una buona patina), cose di stile classico che sembrano del Cinquecento e sono invece dell’epoca Impero, ossia dei primi anni dell’Ottocento, cose combinate, riparate, rifatte, rotte, sporcate e perfino sepolte e punzecchiate per farle macerare nell’umidità e crearvi “fori da tarlo”

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No alle date troppo precise…

Gli oggetti accoppiati (due cassettoni, due credenze o casse), valgono molto di più dei capi isolati, purché siano di disegno identico. Sono specialmente ricercate le coppie di comò e comodini. Così pure il valore di una sedia aumenta del 50% se fa parte di una coppia e del 75% ed anche più se fa parte di una serie di almeno sei. Durante il periodo di tirocinio conviene frenare l’entusiasmo e lasciarsi sfuggire qualche tesoro piuttosto che arrischiare di far affari disastrosi. Conviene comperare cose costose solo quando ci si sente sicuri del proprio giudizio e, soprattutto, fissare la propria scelta su oggetti di qualità buona, dove siano solidi il legno e la costruzione, equilibrate le proporzioni e classica la linea, ossia ben rappresentativa dell’epoca o dello stile al quale appartiene il mobile. Ho detto “epoca o stile” poiché si deve sempre apprezzare l’oggetto più per le qualità intrinseche di solidità ed eleganza piuttosto che per la data precisa di fabbricazione.

Molti intenditori e pseudo intenditori di antichità si permettono di assegnare con troppa facilità uno “stato civile” composta della data di nascita, del luogo di provenienza e di altri dati simili. La data è difficilmente precisabile e la questione del rapporto fra epoca e stile tende molti tranelli anche al più agguerrito conoscitore. Seguendo i semplici criteri che ho esposto sopra, la raccolta dei mobili antichi, anche di quelli usuali e rustici, diventa un passatempo di grande soddisfazione. Il mobile antico ha sempre una sua individualità, acquisita nella lunga vita fra molte vicende: parla anche un suo linguaggio che solo il sincero amatore impara ad intendere e, nel sorriso vellutato della sua patina, racconta tante storie, comiche, tragiche e sentimentali dei secoli passati.

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Ci sentiamo presto con altri interessanti brani tratti dal libro “Vecchi mobili Italiani” edito negli anni 50 da Antonio Vallardi Editore

Il maestro Carlo

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Mi chiamo Carlo Ferrari e da oltre 20 anni mi occupo di restauro e antiquariato.

Un giorno ho deciso di fare della mia passione il lavoro del mio futuro. Un hobby, una passione proprio come te.

Oggi posso dire di essere un restauratore affermato, ho molti clienti privati, lavoro per istituzioni e per alcuni grandi antiquari.

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