Le antiche ricette per la doratura a missione

Sulla doratura a missione mi chiedono: Carlo, è possibile dorare a foglia d’oro sul muro? E’ questa una domanda che mi è stata rivolta recentemente da uno studente. Per la risposta mi sono affidato alla docente dei corsi di doratura di Arte del restauro che attingendo alla sua esperienza di doratrice e restauratrice ha trovato nelle ricette del passato la risposta.

“Ora…ti voglio dimostrare a che modo dei adornare il muro con istagno dorato in bianco, e con oro fine. E nota, che sopra tutto fa con meno ariento (argento) che puoi, perché non dura e vien negro in muro o in legno; ma più tosto perde in muro.”

Breve storia della doratura a missione:

Così, alla fine del XIV secolo, nel suo “Libro dell’Arte” Cennino Cennini descriveva come applicare le dorature su muro. Il suo Trattato, ci tramanda attraverso le sue ricette, le tecniche delle botteghe medioevali in particolare quella della bottega fiorentina di Agnolo Gaddi, discepolo di Giotto, dalla quale Cennini si vanta di essere uscito.

Nelle pitture murali, soprattutto in affreschi tra il XIV e il XVI sec. è abbastanza frequente la doratura di aureole o particolari decorativi. Il materiale utilizzato a questo fine è nella maggior parte dei casi l’oro in foglia. Quasi sempre in lega con piccole quantità di piombo argento e rame. Ci sono anche esempi di lamine di stagno dorate. Rari i casi in cui viene utilizzata la lamina d’argento, magari dorata “ a mecca”, per la ragione che specie su muro l’argento “ non dura e vien negro”, come si legge appunto nel XCV capitolo del “Libro dell’Arte”.

Nei dipinti murali di regola veniva impiegato come adesivo o “mordente” la cosiddetta doratura a missione. Cioè una miscela oleo-resinosa avente la proprietà di mantenersi attaccaticcia per un certo tempo. Secondo la ricetta del Cennini componenti di base di un simile adesivo sono olio di lino cotto, biacca, verderame e vernice (probabilmente sandracca o ambra chiara). Il tutto bollito insieme per un certo tempo. Variando la quantità dei predetti pigmenti a base di sali metallici si otteneva un mordente più o meno colorato e più o meno veloce all’essiccamento.

Ricette analoghe, tramandateci dal Manoscritto Bolognese del sec. XV mescolano litargirio (rosso a base di ossido di piombo), verderame, ocra, olio di lino e vernice.

Benché nella doratura su muro abbia sempre prevalso l’uso di mordenti oleosi, o comunque di adesivi non acquosi, si citano miscugli di cera, trementina e sego anche con aggiunta di pece nera. Non mancano ricette di mordenti acquosi utilizzabili anche su muro.

Puoi vedere e mettere in pratica la doratura a foglia d’oro a missione e a guazzo nel corso di doratura a foglia d’oro

Puoi leggere una breve storia della doratura qui:
– prima parte
– seconda parte

Puoi vedere le foto dell’ultimo corso di doratura qui:
– Corso di doratura a Milano

Nell’immagine un particolare della Madonna del Parto di Taddeo Gaddi a Firenze.

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Mi chiamo Carlo Ferrari e da oltre 20 anni mi occupo di restauro e antiquariato.

Un giorno ho deciso di fare della mia passione il lavoro del mio futuro. Un hobby, una passione proprio come te.

Oggi posso dire di essere un restauratore affermato, ho molti clienti privati, lavoro per istituzioni e per alcuni grandi antiquari.

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