Villa Necchi Campiglio: design d’avanguardia e fascino antico
Il nostro viaggio fra le più belle case-museo milanesi questa volta ci porta a Villa Necchi Campiglio: poco distante dal centro, un’oasi di tranquillità per scoprire una Milano diversa da come la conosciamo.
Qui, all’inizio degli anni Trenta, Angelo Campiglio, insieme a moglie e cognata, stabilì la sua residenza. I Necchi Campiglio appartenevano all’alta borghesia milanese e per realizzare la villa non badarono a spese: non a caso la progettazione fu affidata all’architetto Piero Portaluppi, uno dei più quotati dell’epoca.
Infatti, se osserviamo le linee rigorose e pulite di questa dimora, la firma di Portaluppi appare evidente e fa di Villa Necchi Campiglio un chiaro esempio della corrente architettonica del razionalismo italiano.
Non avendo eredi, alla loro morte (seguita alla scomparsa di Angelo Campiglio) le sorelle Necchi donarono la villa al FAI, che dopo lavori di restauro durati più di tre anni la aprì al pubblico nel 2008.
Dalle geometrie anni Trenta alla pomposa arte del Settecento
Con la sua piscina esterna, il campo da tennis, l’ascensore e i telefoni, già negli anni Trenta villa Necchi Campiglio aveva tutti i comfort di una casa moderna. E moderni sono anche molti ambienti della villa, pensiamo alla bellissima veranda vetrata con divani verdi. O alla biblioteca con scaffalature in palissandro, separata dalla veranda attraverso una porta scorrevole a motivi geometrici. Lo stile moderno che Portaluppi imprime a villa Necchi Campiglio racconta infatti di forme lineari e geometrie: lo vediamo ad esempio nelle losanghe che decorano il soffitto della biblioteca e la scala che porta al piano superiore, o nel pavimento in travertino e marmo verde della veranda.
Intorno al 1938, però, qualcosa cambia. I padroni di casa cominciano a vedere lo stile moderno del Portaluppi come troppo freddo e scarno: decidono allora di rivolgersi all’architetto Tomaso Buzzi, che ha il compito di “ammorbidire” lo stile del suo predecessore. È così che alcuni ambienti di villa Necchi Campiglio vengono riarredati secondo un gusto settecentesco: arrivano tendaggi, mobili dalla linea più classica e – sulle pareti della sala da pranzo – arazzi di Bruxelles del XVI-XVII secolo.
La villa che possiamo visitare oggi si nutre di questi contrasti. Sospesa fra classico e moderno, fra traboccanti decori nobiliari e geometrie d’avanguardia, in un equilibrio complicato ma affascinante. Quale stile predomina? Quale il più rappresentativo? Ogni visitatore ha una sua risposta a riguardo.
Dipinti e dintorni: le collezioni
Oltre ad arredi e opere presenti nell’impianto originale, nel tempo villa Necchi Campiglio si è arricchita di altri tesori d’arte. Due sono in particolare le collezioni che meritano attenzione: quella di Alighiero de’ Micheli e quella di Claudia Gian Ferrari, entrambe donate al FAI.
Esposta al primo piano della villa, la collezione Alighiero de’ Micheli si compone di 130 capolavori datati XVIII secolo: ci sono mobili di manifattura francese, ceramiche lombarde, porcellane cinesi e miniature dell’incisore Jean Baptiste Isabey. Senza dimenticare i dipinti firmati dal Canaletto e dal Tiepolo.
Con la collezione di Claudia Gian Ferrari, invece, facciamo un salto temporale e approdiamo nel primo Novecento. Fra sculture, disegni e dipinti, le opere raccolte offrono una panoramica su una stagione dell’arte italiana segnata da grandi nomi: Balla, Boccioni, De Chirico, Carrà, Sironi e Morandi. Ma anche Martini, con la scultura L’amante morta ai piedi della scalinata che sale al primo piano, e Adolfo Wildt con il bronzo Il puro folle davanti all’ingresso della biblioteca.
Villa Necchi Campiglio è uno scrigno che contiene meraviglie. Arte del restauro organizzerà, nell’ambito del progetto “Viaggio in Bottega”, una visita guidata alla villa dopo una mattinata passata in laboratorio a conoscere i segreti della ceramica con un maestro restauratore.
Le immagini sono del Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano, proprietario di Villa Necchi Campiglio
Viaggio in bottega del 24 settembre 2017
Il giorno 24 settembre 2017 nell’ambito della giornata “Viaggio in bottega” entreremo nel laboratorio di Arte del restauro. Toccheremo con mano alcuni mobili intarsiati del 700. Conosceremo le tecniche costruttive dei mobili e dell’intarsio. Nel pomeriggio visiteremo insieme la collezione di mobili del Castello Sforzesco e osserveremo in particolare i mobili del Maggiolini. Clicca qui per scoprire il programma del primo “Viaggio in Bottega”
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