Da una collezione privata della Bassa Lombarda è emerso recentemente un cassettone neoclassico all’interno del quale compaiono varie iscrizioni di grande interesse che consentono di determinarne l’artefice, il luogo e la data di esecuzione (Figura 1).
La più interessante, scritta a penna all’interno dello schienale, dice: “Meda _ 1788 Li 23 agosto_Vermondo Cimnagi Fabricatori di Fa Legname”. A parte la curiosità quasi “etimologica” del termine falegname, la scritta indica che il mobile è stato costruito a Meda, comune a Nord di Milano (facente attualmente parte della provincia di Monza e Brianza), da una ditta facente capo a certo Vermondo Cimnagi
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Altri dati interessanti:
Una seconda scritta, su un fianco, è parzialmente coperta da una guida, ma ci lascia intravedere “… fa Legname in Meda nella Gran Piazza comune”. La terza e ultima scritta, collocata sull’altro fianco, recita: “1790-Meda_Li 24 marzo” (Figura 2,3,4). La discordanza tra le due date è di difficile interpretazione perché più di un anno e mezzo per fabbricare un mobile è un tempo inconcepibile; avrà quindi qualche altra ragione, diversa dalla data di inizio e fine “lavori”, che non credo richieda un particolare approfondimento.
E’ la prima volta che questo artefice compare e nulla sappiamo di lui. Cimnago è una frazione di Lentate sul Seveso, non lontana da Meda, e tra Meda e Lentate c’è pure Camnago, quindi è plausibile che questo artefice fosse originario della zona. La conferma ci viene fornita dal fatto che Vermondo è il nome del santo patrono di Meda, un nobile longobardo vissuto nel VIII secolo. Infine, sempre a Meda, è tutt’ora attivo il mobilificio Cimnaghi Osvaldo che fabbrica soprattutto salotti ed è probabile che il cognome del nostro artefice fosse proprio Cimnaghi e non Cimnagi.
La Zona di Meda:
Forse non tutti sanno che la zona di Meda costituisce uno dei più importanti distretti del settore mobiliero, al punto che alcuni centri come Lissone sono identificati con questa produzione. E’ interessante notare come lo sviluppo dell’industria brianzola del mobile non sia molto antica, ma risalga alla fine del Settecento. Prima, si registrava la presenza di piccole botteghe artigiane che eseguivano mobili modesti per uso domestico.
Impulso alla produzione locale, che assume presto anche carattere di pregio, fu dato da due fattori concomitanti: a) la soppressione della Corporazione dei legnamari di Milano, dove si concentrava la produzione di mobili di qualità; decisa dagli austriaci nel 1773; b) la costruzione di numerose ville in Brianza da parte della nobiltà milanese come luogo di villeggiatura.
Non solo quindi la possibilità di fare concorrenza “da fuori” agli artefici cittadini, non più protetti dalla Corporazione, ma la nuova opportunità offerte dall’arredo delle case di campagna dei ricchi milanesi. E’ probabile che la bottega del nostro Vermondo Cimnaghi, collocata nella piazza principale del paese, sia sorta in questo clima.
Altre considerazioni:
Restano da fare due considerazioni, la prima delle quali riguarda la costruzione. Il mobile presenta uno schienale costruito con assi inserite in apposite fresature (dette “canaletti”), praticate lungo i montanti, anziché con assi inchiodate a battuta nelle spessore dei fianchi (Figura 5). Ciò dimostra che questa costruzione è in voga già alla fine del Settecento – ne fa fede la data – mentre si è in genere portati a considerarla una caratteristica dei mobili neoclassici più tardi, ossia costruiti dopo il 1800.
La seconda considerazione riguarda il decoro intarsiato. Il mobile è indubbiamente neoclassico e lo è anche il decoro. Tuttavia il due elementi floreali terminanti con alcuni petali che si fronteggiano sulla fronte del cassetto possono costituire, a mio avviso, una citazione dei canterani lombardi dell’inizio del Settecento, a significare la fedeltà a una tenace tradizione locale.
E’ curioso trovare questo e altri elementi combinati su mobili che alcune circostanze assegnerebbero alla Bassa Padana (Cremona, Piacenza), altre proprio alla Brianza. Ma di questo ci occuperemo una prossima volta.
Andrea Bardelli
Di Andrea Bardelli, studioso del mobile antico puoi leggere anche:
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